Francesco giunse a La Verna a fine estate 1224 assieme ad altri tra cui frate Leone. Poco meno di un anno prima Papa Onorio III aveva approvato la Regola ma il confronto all’interno dell’Ordine minoritico non era finito come mostrano ad esempio le ulteriori specificazioni presenti nel Testamento scritto dall’Assisiate nel 1226 pochi mesi prima di morire. Il clima non era completamente rappacificato e Francesco fuggiva la vista dei frati per non farsi vedere rannuvolato.
Le diverse anime tra i frati ma in un certo qual senso in Francesco stesso continuavano ad essere in tensione. Ed è in questo clima che si ritira a La Verna, un luogo ricco di rocce che secondo una certa tradizione si spaccarono al momento della morte di Gesù, ma anche come altri eremi francescani luogo micaelico, ossia in cui vi era il culto di Michele arcangelo, un santo particolarmente venerato dall’Assisiate.
Frate Leone in modo autografo con inchiostro rosso scrisse accanto alla benedizione inviategli da Francesco, che a la Verna quest’ultimo ebbe la visione di un serafino, un colloquio con lui e successivamente l’impressione delle stimmate. I serafini, angeli infiammati d’amore, sono ben presenti nelle sue preghiere; il colloquio con uno di essi darà origine a innumerevoli profezie attribuite al Santo d’Assisi mentre le stimmate saranno descritte e lette teologicamente in differenti modi. Sta di fatto che dopo tale avvenimento compose le lodi al Dio altissimo a noi giunte in modo autobiografico.
Salito a La Verna ancora oggetto di una grande tentazione scende rappacificato, ossia con la consapevolezza della presenza costante e benevola del Signore. Nel trascorrere degli anni tale eremo sarà riferimento per coloro che vollero conoscere maggiormente l’esperienza cristiana di San Francesco e tra questi vanno segnalati soprattutto Bonaventura da Bagnoregio e Ubertino da Casale. Non per nulla divenne un luogo altamente significativo per coloro che vollero osservare più radicalmente la Regola minoritica.